Psicoterapia Rogersiana
Approccio umanistico fenomenologico:
In qualsiasi tipo di setting e di intervento ciò che caratterizza ed individua l’approccio rogersiano è l’assoluta preminenza attribuita al senso della relazione con il cliente.
Molto prima delle questioni diagnostiche, delle modalità di colloquio, degli assunti teorici, viene considerata la dimensione esistenziale dell’incontro.
Questo punto di partenza ridimensiona l’importanza delle tecniche le quali, per quanto precise e raffinate, sono inevitabilmente standardizzanti, ed incoraggia lo psicologo a raffrontarsi con l’unicità dell’individuo che ha davanti e la specificità delle sue problematiche.
Questa impostazione lascia molto più spazio alle responsabilità ed alla libertà di iniziativa, di sviluppare uno “stile personale” piuttosto che acquisire un apparato strumentale, che un intervento già in qualche modo precostituito può offrire.
Non si tratta, secondo Rogers (vedi anche Approccio centrato sulla Persona), di risolvere il problema o di eliminare il sintomo, ma di facilitare l’individuo a sviluppare quel processo di cambiamento che gli permetterà di affrontare il problema o di riassorbire il sintomo in un funzionamento globale più fluido ed articolato e di conseguenza più vicino alle sue istanze profonde.
In questo senso, il terapeuta non è “l’esperto”, la “guida” che interpreta, consiglia, prescrive ed in qualche modo attribuisce significati in base a una teoria “esterna”, ma colui che aiuta il cliente a costruire significati funzionali al suo processo di sviluppo.
L’efficacia clinica non si basa soltanto su una serie di conoscenze o capacità ma è qualcosa di più fine e complesso che attiene alle tre aree del “sapere”, del “saper fare” e del “saper essere”.